Domenica sera la tabla di Alessandro Servadio e il sitar di Mauro Fava hanno intessuto una magica atmosfera nel cortiletto di Chaimandir a Palazzo Fantazzini, ricamando paesaggi indiani nella calura estiva. Molti spettatori hanno ascoltato attentamente il concerto di musica classica dell’India del Nord proposto da due musicisti italiani dal cuore orientale.
Ecco un breve testo che i musicisti ci hanno lasciato per aiutarci a comprendere meglio la musica hindustani
La musica si articola in una forma caratterizzata da regole precise e complesse, tuttavia largo spazio è dato all’improvvisazione sempre nel rispetto di tempo (laya) e della melodia (raga). Il raga (melodia) è la forma melodica su cui si basa tutta la musica indiana, il concetto di raga implica oltre che elementi di natura musicale anche elementi di natura emotivi . Il tala (tempo) è l’elemento complementare al raga e riguarda tutto ciò che implica il ritmo e la struttura metrica del brano. Generalmente il brano è composto da una parte introduttiva ALAP che introduce le parti fondamentali del raga ed è sempre eseguita dal solo strumento melodico. Segue una composizione fissa (gat) in un tempo stabilito (tal) organizzato in un preciso numero di battute (matras). Il muto scambio fra improvvisazioni (sitar – tabla) è la parte centrale del brano. Quando il sitar improvvisa il tabla accompagna marcando il tempo con una scansione ritmica chiara e semplice detta theka. Quando è il tabla ad improvvisare il sitar suona ciclicamente il gat permettendo al tablista una piattaforma ritmico-melodiaca chiara e semplice su cui improvvisare. Importante è il rispetto sia del raga che del tala cioè forma melodica e ciclo ritmico enfatizzato in entrambi i casi dal primo movimento del ciclo (sam) utilizzando le note più importanti del raga (vada – samvadi).