Primo appuntamento del Baccanale a Chaimandir
domenica 19 novembre ore 10.30
una domenica mattina di cultura e gusto in compagnia di Marta Mazzanti (università Modena/Reggio Emilia) per scoprire il ruolo delle parti ipogee delle piante nella dieta dei nostri antenati. Un’occasione per degustare tè e tisane con radici e tuberi e snack con ingredienti del sottosuolo.
L’argomento: I prodotti vegetali ipogei, benché considerati fra i più infimi nella Grande Catena dell’Essere del basso Medioevo/Rinascimento che attribuiva un valore sociale a ogni cibo, hanno avuto parte nella storia dell’uomo per i loro indubbi pregi nutrizionali e/o condimentari /aromatici e, talora, per la loro “invisibilità”, protetti dalla terra e quindi al riparo dalle razzie.
ingresso libero alla conferenza – prenotazione gradita e consigliata 0542 27950
Marta Mazzanti: professore presso Unimore, ora in pensione, ma ancora attivo nel campo della ricerca, con una produzione di oltre 300 lavori, si occupa prevalentemente di archeobotanica, paleoecologia e paletnobotanica. I reperti vegetali rinvenuti nei siti archeologici (in particolare pollini e semi/frutti) ci parlano della storia dell’uomo e dell’ambiente in cui esso è vissuto. Così l’archeobotanico, decifrando il loro linguaggio con le tecniche più avanzate disponibili, fra cui la genetica antica, è in grado di ricostruire le relazioni dinamiche tra uomo e vegetali, quelle da cui è nato il “paesaggio culturale”, il contesto in cui si muove l’uomo e che l’uomo ha contribuito a costruire intorno a sé. Da questa visione globale è possibile poi estrapolare una serie di informazioni mirate, ad es. le coltivazioni, le introduzioni di esotiche, le pratiche di allevamento, l’alimentazione, i processi tecnologici e di preparazione delle derrate… fino all’economia, al livello sociale, alle tradizioni colturali/culturali e gastronomiche di un territorio. Tali studi, indispensabili quando mancano le fonti scritte, sono tuttavia fondamentali anche per tempi storici, intrecciandosi con fonti letterarie, archivistiche e iconografiche, in una rilettura più completa, più chiara e non generica, essendo propria ad un determinato sito/deposito archeologico.